3 - Le caratteristiche

Il Giapponese è una lingua polisillabica, per cui le parole sono formate generalmente da più sillabe: tutte le parole sono costituite da sillabe e l'accento cade su ogni sillaba. 

Inflessa: questa caratteristica della lingua prevede la coniugazione di più parti del discorso, come verbo e aggettivo, secondo i tempi e i modi. Alcune parti del discorso variabili (come ribadiamo, i verbi) sono perciò soggette a coniugazione e i nomi, pur non essendo soggetti essi stessi a una declinazione, sono seguiti da particelle che adempiono alla funzione della declinazione e ciò indicano i vari casi (posposizioni dei casi*). 

Agglutinante: è una caratteristica per cui molte parole sono un complesso di elementi congiunti, non fusi e separabili, e quindi con quella che sembra una parola, perché la si vede/legge unita/intera, si può significare un frase intera. Vi sono inoltre molte parole composte vere e proprie e anche molti termini di origine straniera, sia cinese sia europea (vedere sotto).

Costruzione della frase: quasi rovesciata rispetto alla nostra, segue il seguente schema: soggetto, complementi indiretti, complemento diretto, verbo. (Mancano il genere e il numero, gli articoli e i pronomi relativi). Attributi, complementi di specificazione, avverbi, proposizioni relative precedono sempre la parola a cui si riferiscono. Anche la proposizione secondaria precede sempre quella principale. Precedono sempre il nome a cui si riferiscono e vengono classificati come "modificatori del nome", anche quando il nome è soggetto perciò sarà preceduto dai suddetti elementi grammaticali.
In definitiva in giapponese ciò che è secondario precede ciò che è principale, e quindi viene messo in rilievo ciò che è secondario. La proposizione interrogativa ha la stessa costruzione di quella non interrogativa, con la sola aggiunta della particella finale か.
In generale... 
I sostantivi: nella lingua giapponese non hanno né genere né numero e, di conseguenza, non sono preceduti da articoli; per poterli specificare, occorrerà aggiungere al sostantivo in questione uno o più vocaboli che permettono di precisare tali informazioni. Sono generalmente seguiti da una particella che prende il nome di posposizione*, che può avere un significato grammaticale e/o funzionale. 
Un discorso a parte va fatto per i vocaboli di origine straniera: provengono da varie lingue europee, anche se la maggior parte è di origine inglese, e vengono trascritti tramite il カタカナ, che riproduce la propria pronuncia del vocabolo straniero e non la sua grafia originale.
Gli aggettivi: vengono catalogati in due categorie; veri aggettivi (-い) e falsi aggettivi (-な). 
I primi sono definiti tali perché secondo la sintassi giapponese si possono coniugare;
I secondi sono in realtà un gruppo di sostantivi con funzione aggettivale. Hanno svariati tipi di terminazioni, non si possono coniugare e poiché sono originariamente dei sostantivi, la coniugazione ricade sui verbi che li accompagnano. La particella -な permette al falso aggettivo di collegarsi al sostantivo a cui si riferisce.
Il Verbo è impersonale. Ha una forma unica per ogni singolo tempo, e nessuna variazione di persona e per singolare o plurale. È una caratteristica che contribuisce all'indeterminatezza tipica della lingua, perché soggetto e compl.ogg. vengono spesso omessi.
Molte forme onorifiche: vi è una forma "gentile" o "formale" che si ottiene con l'ausiliare -ます; vi è anche una forma detta "piana" o "informale".
La costruzione passiva è possibile anche con verbi intransitivi. 
*Le POSposizioni (no, non ho sbagliato a scrivere 😹😹😹 sono il contrario delle PREposizioni) sono particelle invariabili che seguono sostantivi, verbi, aggettivi, avverbi o intere proposizioni e mettono in relazione l'elemento che le precede con il resto della frase.
Per scrivere questa lezione mi sono basata su: la Grammatica giapponese, il manuale "Parlo Giapponese" della A. Vallardi e il dizionario Giapponese Zanichelli.

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